- Direttiva Comunitaria 91/156/CEE sui rifiuti
- Direttiva Comunitaria 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi
- Direttiva Comunitaria 91/62/CEE sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio
Tali direttive fissano 3 criteri base:
1) Non produzione dei rifiuti
2) Differenziazione e riciclaggio
3) Smaltimento dopo aver trattato il rifiuto.
Le leggi con le quali l’Italia ha recepito tali direttive non specificano però in che modo trattare i rifiuti prima di smaltirli, così c’è libera scelta nel trattamento dei rifiuti da parte dei singoli Stati membri.
Da qui la scelta del Legislatore italiano degli anni 90 di incenerire i rifiuti per mezzo di inceneritori o termovalorizzatori.
Questo è senz’altro il sistema più costoso dei metodi di trattamento dei rifiuti che permette di ridurre fino ad un decimo il volume iniziale dei rifiuti ma non fornisce energia se non in parte per il funzionamento del sistema stesso.
In Italia la Legge fondamentale in tema di rifiuti è il Decreto Ronchi (D. Lgs. N. 22/1997) con cui si è passati da una gestione dei rifiuti basata esclusivamente sul conferimento indistinto in discarica degli stessi ad un modello che prevede lo smaltimento come estrema ratio e valorizza di contro la raccolta differenziata dei rifiuti, indicando categorie specifiche di riferimento quali vetro, plastica, carta, alluminio ecc.
Ma a distanza di oltre dieci anni la percentuale di raccolta differenziata in Italia si assesta ad appena il 7%, a fronte del 70% in Giappone e del 40% in Francia e Germania.
Resta così e si accentua di anno in anno il problema del collasso delle discariche che devono assorbire oltre il 90% dei rifiuti prodotti in Italia.
Se da un lato quindi esiste una normativa europea e nazionale che punta nella direzione della raccolta differenziata, dall’altro c’è il problema attuale di come trattare e smaltire i rifiuti indifferenziati esistenti che di giorno in giorno si producono.
Nascono così i termovalorizzatori che con il sistema di incenerimento e combustione trattano i rifiuti con altissime temperature fino a trasformarli in polveri e di conseguenza vengono varate normative (ad es. il D.M. 503/1997 e il D.Lgs. 36/2003), con le quali vengono posti limiti alle emissioni nocive nell’atmosfera.
Finora però si è pensato che le uniche polveri da trattenere per evitare l’inquinamento ambientale fossero le cd. Polveri sottili o PM 10, di dimensioni nell’ordine di un micron ossia di un decimillesimo di metro.
Le attuali Leggi infatti considerano tutti i termovalorizzatori “a norma” ossia a ridottissime emissioni di PM 10, essendo essi dotati di filtri capaci di trattenere tali particelle.
Studi recentissimi hanno però dimostrato che maggiori sono le temperature nei termovalorizzatori e minori sono le dimensioni di particelle prodotte, sicchè non essendoci un limite massimo di utilizzo di temperatura fissato per legge, tutti i termovalorizzatori lavorano a regime elevatissimo di temperatura, eludendo la legge sulle emissioni e generando particelle inquinanti piccolissime (le cd. nanoparticelle) nell’ordine di un miliardesimo di metro che ovviamento sfuggono ai filtri predisposti per le PM 10.
La nanopatologia è quindi il recente studio degli effetti che tali molecole hanno sugli organismi viventi, tra cui l’uomo, con capacità di infiltrazione fino al livello dell’atomo.
Queste ricerche sono dai più osteggiate e ridicolizzate, perché ostative alla realizzazione di nuovi termovalorizzatori, fonte di notevoli costi per la Pubblica Amministrazione sia a livello locale (Comuni Provincie e Regioni) che a livello centrale (Stato).
ALTERNATIVA AI TERMOVALORIZZATORI
Esiste una diversa possibilità per uscire, ovviamente in tempi non brevi, da questo circolo vizioso. Questo aspetto però non ha ancora al momento una fonte normativa di riferimento.
Si può suddividere l’alternativa in 5 fasi:
- Riduzione dei rifiuti alla fonte
- Raccolta differenziata
- Riciclo e compost
- Trattamento Meccanico Biologico (TMB)
- Rifiuti zero
1) Ridurre rifiuti alla fonte acquistando meno imballaggi possibile ( per es. liquidi alla spina come latte, detersivi e altro) o leggere i quotidiani via internet o produrre compost con il taglio dell’erba del proprio giardino domestico;
2) Efficace sistema di raccolta differenziata (vetro, alluminio, plastica, carta ecc) almeno al 70% su base nazionale;
3) Riciclo dei rifiuti differenziati per cui si producono tanti oggetti quanti ne vengono conferiti e compostaggio per il materiale organico (humus, fertilizzante ecc);
4) Il Trattamento Meccanico Biologico (TMB) è un trattamento dei rifiuti senza combustione ma a freddo, in cui i rifiuti vengono messi a contatto con sostanze naturali e fermentando, non solo producono biogas utile all’alimentazione del sistema stesso, ma si essiccano diventando materia inerte e non tossica utile per diversi utilizzi, quali sottopavimentazioni stradali, torba o combustibile ecologico industriale.
5) L’ultima fase consite nell’immettere sul mercato esclusivamente prodotti interamente riciclabili (rifiuti zero).